Cinap - Centro per l'integrazione attiva e partecipata
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Chi siamo - Linee Guida - Rassegna Stampa

Il CInAP sostiene e coordina servizi e iniziative atti a migliorare la qualità di vita degli studenti che presentino condizioni di ridotta attività o partecipazione alla vita accademica e ogni altra situazione di svantaggio, temporanea o permanente.

I destinatari delle attività e dei servizi del CInAP sono tutti gli studenti universitari con disabilità e/o DSA dell'Ateneo Catanese.

Per iscriversi e fruire dei servizi, è necessario far pervenire al CInAP copia del verbale di invalidità civile attestante percentuale e tipologia di disabilità o certificazione di Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA) ai sensi della L. 170/2010, così come indicato nel Manifesto degli Studi. 

Centro per l’Inclusione Attiva e Partecipata (CInAP) - Servizi per le Disabilità e i DSA Università degli Studi di Catania - Via A. di Sangiuliano, 259 - 95131 - Catania

PRESIDENTE (Delegato del Magnifico Rettore) Prof. Giuseppe Santisi

DIRETTORE (Delegato del Direttore Generale) Dott. Maurizio Ucchino

STAFF SCIENTIFICO
STAFF AMMINISTRATIVO

IL CORTILE DELL'ACCOGLIENZA

L’IDEA: OLTRE IL MURO
Lo abbiamo voluto chiamare Cortile dell’Accoglienza perché il nostro Centro per l’Inclusione Attiva e Partecipata (CInAP) vuole accogliere incondizionatamente, quale luogo di confronto e servizio a garanzia di opportunità uguali per tutti. Le iniziative di un Centro Servizi come il CInAP non possono che essere dinamiche, in continuo aggiornamento, attente alle esigenze sempre diverse degli studenti universitari. La nostra progettualità è costantemente impegnata a rivolgere al territorio la propria missione e a diffondere una nuova e differente cultura della diversità, all’insegna dell’integrazione, mettendo a confronto positivamente differenti abilità e risorse umane. Avremmo, quindi, voluto rendere trasparenti le pareti che delimitano il nostro cortile, affinché tutto il territorio potesse vedere le molteplici attività che si svolgono al suo interno e ne potesse ascoltare il messaggio sociale, condividendolo con la partecipazione e il supporto. Ma non possiamo superare la fisicità e l’opacità delle pareti che lo delimitano; allora abbiamo pensato ad un modo che ci consentisse di oltrepassare questo limite, al modo di andare Oltre il muro, oltre un limite che può essere messo in discussione dall’estremizzazione del suo stesso concetto. Il muro, dunque, come metafora del limite umano, della barriera che si frappone ai rapporti interpersonali, dei pregiudizi che innalziamo. L’uomo lo percepisce come una separazione, a volte nell’impossibilità frustrante di abbatterlo, altre volte ancora nel conforto di sentirsi rassicurato e protetto dall’ignoto. Allora abbiamo fatto del muro lo spazio di un’opportunità: superarlo, sfondarlo, abbellirlo con la realizzazione di un murale che, tenendo conto della peculiarità dell’edificio, già sede dell’Accademia di Belle Arti e oggi sede del nostro Centro Servizi per le Disabilità e/o DSA, da una parte reinterpretasse il concetto di barriere che ingiustamente si frappongono ai rapporti interpersonali, e dall’altra, come opera artistica, valorizzasse adeguatamente il nostro edificio.

3 dicembre 2018

Massimo Oliveri

VORONOI EXTRAVAGANZA
Questa opera nasce da un’analisi visiva del diagramma di Voronoi, un metodo matematico piuttosto elementare che scompone lo spazio in forme irregolari, in modo che ogni punto appartenente ad una forma abbia uguale o minor distanza rispetto agli altri infiniti punti della forma corrispondente ed uguale o maggiore distanza rispetto agli infiniti punti appartenenti alle altre forme. È un diagramma piuttosto semplice che però mi ha profondamente colpito perché nasconde una moltitudine di sfaccettature che mi hanno subito ricondotto all’atteggiamento del genere umano all’interno delle società complesse. Se ci facciamo caso, forse per paura, per istinto, per abitudine, tendiamo a stare sempre più vicini a ciò che ci somiglia, a creare degli insiemi, delle forme irregolari e adiacenti che ci rassicurano, delle barriere, dei confini oserei dire. Un po' come i punti del diagramma sopra descritto e in totale opposizione al comportamento degli atomi nello spazio molecolare che, fin dall’inizio dei tempi, respingendosi ma legandosi, hanno generato la materia e quindi la vita. Utilizzo, dunque, la forma e il colore come metafora antropologica e come monito comportamentale. Estensioni cromatiche traslate, le definisco, perché attraverso la traslazione fanno da collante relazionale in un tessuto umano da ricostruire, affinché si manifesti una rete connettiva universale.

3 dicembre 2018
LIGAMA


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